fbpx
Menu
3472764240

Alla ricerca dello specchio perduto: l’autostima

0 Comments

Intervista al Dott. Francesco Pinto sul mensile “Urlo” n. 133 luglio/agosto 2006, di Emanuele Garofalo

 

“Non sono capace di svolgere quel lavoro. Non sono all’altezza di quella persona”

Frasi ripetute senza concedersi una chance. inibizioni e paure che possono menomare la vita di tutti i giorni. Autostima è la parola chiave, vale a dire la valutazione di sè e la fiducia nelle proprie capacità.

“Per orientarsi tra identità e percezioni di sé abbiamo chiesto chiarimenti allo psicologo Francesco Pinto, già responsabile di alcuni corsi incentrati sull’accrescimento della propria autostima.

”La base negativa per una disistima di sé è la discrepanza tra ciò che si è e ciò che ci dicono di essere – spiega il dottor Pinto – gli adulti e la famiglia in particolare sono come specchi per il bambino, che attraverso i loro comportamenti nel corso degli anni acquisisce una identità, ma sono specchi attivi perché possono influenzare”.
Così, ad esempio, un genitore particolarmente ansioso può trasmettere al figlio il messaggio di essere “incapace”.

“Non basta un evento negativo per avere disistima di sé – chiarisce il dottor Pinto – il trauma non può essere la causa, al limite può far cadere una costruzione pericolante”.
Allo stesso modo della famiglia, anche la scuola e il cosiddetto gruppo dei pari, cioè amici e coetanei, influisce nella formazione della propria identità. La difficoltà di mantenere un’unità coerente tra ciò che si è e ciò che si crede di essere crea non pochi problemi. “È bisogno fondamentale dell’uomo quello di confermare la propria identità. Perciò, anche se questa identità è a bassa autostima, metteremo in atto comportamenti che la confermino.

Sembra paradossale ma si può entrare così in un circolo vizioso autolesionista pur di interpretare quello che si crede il proprio ruolo”.
Si pensi all’esempio limite del criminale che sente di essere etichettato come tale e compie reati per confermare la propria identità di fuorilegge. Casi meno eclatanti spiegano ugualmente bene cosa comporti cercare di confermare la propria identità pur avendo una bassa autostima. ”Se una persona sente di non valere, crede che anche i suoi pensieri non valgano e perciò evita di confrontarsi”.

La stessa cosa succede alle persone timide?

“No, questo non è da confondere con la timidezza. La timidezza è una modalità di relazione e di protezione della propria sfera privata.
Le persone con bassa autostima non necessariamente sono riservate, possono anche essere aggressive.
Essere vittime delle aspettative degli altri e di una identità acquisita sembra dunque inevitabile.

Questo non è il destino ineluttabile dell’uomo. Si può intervenire ma c’è spesso bisogno di un aiuto esterno.

Il primo passo è quello di capire il proprio funzionamento. Poi servono spazi dove fare esperienza e poter sperimentare ruoli diversi senza aver paura di sbagliare. Se l’ambiente non è recettivo c’è inibizione, per questo sono importanti centri sociali, oratori, associazioni e ogni tipo di centro di aggregazione”.

Ultima, ma non meno importante, arriva la società in cui si vive a dettare modelli spesso non edificanti e in modo invasivo. “Tra ciò che sei e ciò che, secondo la pubblicità, dovresti essere, ci sono tutti i prodotti che il mercato offre per diventarlo. Qui entra in gioco il dato economico”.
Adolescenti e donne sembrano le categorie più sensibili al pressing mediatico dei cattivi maestri. ”In realtà alle categorie a rischio appartiene chi vive in reti sociali senza accettazione”. Vale a dire vivere a contatto con persone che obbligano a ricoprire un ruolo, senza possibilità di sperimentare e applicare le proprie competenze in libertà. “Ne sono un esempio alcune famiglie simili ad un Geppetto che costruisce un Pinocchio secondo i propri desideri”.
Davanti alla prolificazione di lezioni e insegnamenti per accrescere la propria autostima viene da dubitare dell’effettiva utilità di corsi mirati.

“Un corso– spiega il dott. Pinto – serve a capire e a fare esperienza di un modo diverso di essere.
Molti dei partecipanti ai corsi hanno già sentore di questo modo diverso di essere, ma hanno bisogno di conferme e di trovare altre persone come loro”.

In attesa che il Dott. Pinto proponga i nuovi corsi, un primo passo verso il cambiamento può essere fatto subito grazie a qualche piccolo accorgimento. “Consiglio di proporsi agli altri, confrontarsi, ascoltare il punto di vista degli altri sapendo che è una possibile visione del mondo che vale tanto quanto la vostra e di stare attenti ai modelli dei media.
Ma soprattutto consiglio di curare tre aspetti fondamentali della persona: il sapere inteso come la curiosità e l’interessamento, il saper essere e cioè la conoscenza di sé e delle relazioni con gli altri, e il saper fare ovvero sentire di essere padroni di qualcosa piuttosto che qualcos’altro, accettando i propri limiti”.

Tag:, ,