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Attaccamento e sicurezza interiore

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Dott.ssa Monica Vivona

Compito dei genitori è donare due cose ai figli: le radici e le ali (Proverbio del Quèbec) 

L’attaccamento

Dalle attuali ricerche condotte in ambito psicosociale, emerge l’immagine di un bambino attivo e protagonista del suo sviluppo.

Il bambino fin dalla nascita è capace di instaurare relazioni (seppur asimmetriche, rispetto all’adulto caregiver). Fin dalla nascita il bambino svolge un ruolo attivo nel definire la sua relazione con il caregiver: è coinvolto in uno scambio interattivo e si dimostra capace di autoregolare i suoi comportamenti attraverso meccanismi di feedback con coloro che interagiscono con lui.

I neonati sono dotati di requisiti percettivi e di strutture temporali (ritmi nell’alimentazione, ritmo sonno-veglia) deputati a consentire loro il contatto con l’adulto di riferimento. Gli studi di Bowlby e dei suoi collaboratori hanno evidenziato come il legame iniziale che ogni bambino instaura con la propria madre dipenda da un bisogno innato di entrare in contatto con gli appartenenti alla propria specie, il comportamento di attaccamento è quel comportamento che il bambino manifesta verso un adulto di riferimento, che ritiene in grado di affrontare il mondo in modo adeguato. Questo comportamento diviene evidente ogni volta che il bambino è spaventato, stanco, malato, e si attenua quando riceve conforto e cure.

Se l’obiettivo esterno del sistema di attaccamento è quello di garantire la vicinanza con il caregiver, quello interno è di motivare il bambino alla ricerca di una sicurezza interna. Il compito biologico e psicosociale dell’adulto caregiver è quello di essere una base sicura per il bambino, da cui il bambino si possa affacciare verso il mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo che sarà accolto, nutrito, rassicurato, confortato. Quindi il ruolo del caregiver è quello di essere disponibile e responsivo quando chiamato in causa, intervenendo solo quando è necessario.

 

Attaccamento e sicurezza interiore del bambino

“L’attaccamento originario svolge la funzione di prototipo della sicurezza interiore per l’intera vita della persona, di un bisogno che persiste nel tempo di una base sicura dalla quale la persona parte per vivere con fiducia la vita in modo autonomo”.

La bidirezionalità di questo primo scambio consente al bambino lo sviluppo di un senso di sicurezza e di fiducia in sé, nonché un rafforzamento della relazione tra lui e l’adulto.

Se l’adulto sarà responsivo e competente, il bambino si sentirà parte della famiglia, anche nei momenti più critici del suo ciclo di vita. Si instaura così un circolo virtuoso in cui il bambino accrescerà la sua autostima e la capacità di gestione delle situazioni in cui dovrà confrontarsi.

Se qualcosa non funziona in questo primo prezioso scambio relazionale, il bambino potrà mettere in atto comportamenti che possono aiutarlo a difendersi, anche se in modo disfunzionale per la sua crescita e il suo benessere futuro. L’indisponibilità dell’adulto di riferimento, da cui il bambino dipende per la sua protezione e sopravvivenza, creerà nel bambino una vulnerabilità verso la paura della perdita dell’altro.

Questo primo scambio relazionale e la conseguente sicurezza (o insicurezza) interiore che il bambino sviluppa sono connessi alla futura capacità di autorealizzazione. La capacità di affrontare gli eventi in momenti critici o di cambiamento, dipenderà proprio dal senso di sé che si è potuto sviluppare in questa fase della vita. Il senso di sé e l’autostima si forma e si costruisce in funzione di tale relazione primaria. Inoltre il legame che il bambino sperimenta in questa relazione con il caregiver, modellerà i successivi legami, poiché l’individuo, nel momento del contatto con l’altro, porta con sé tutto il bagaglio delle esperienze precedenti.

L’immagine di sé che sviluppa un individuo che ha avuto un attaccamento sicuro è di essere una persona amabile, degna di essere amata, con buona autostima, che ha fiducia negli altri (ma non in modo indiscriminato). Sarà un individuo amabile con le persone amichevoli, difeso con chi percepisce come ostile, si prenderà cura di se e delle persone che ama, non si affiderà alle persone che non conosce, sarà selettivo nei comportamenti empatici e nel rivelare se stesso, saprà appoggiarsi agli altri. La sicurezza interiore e il senso di autostima richiedono la capacità di integrare due bisogni: il bisogno di autorealizzazione (essere se stessi) e il bisogno di appartenere. Il modo in cui l’individuo coniugherà questi bisogni dipenderà anche dalle relazioni primarie che ha vissuto. L’essere autonomo nella relazione, il divenire in grado di allontanarsi dalla famiglia sono strettamente connessi al senso di fiducia in sè, e ciò è più facile se si ha avuto una madre responsiva e non invasiva o invischiante. Da una buona esperienza di appartenenza si sviluppa una funzionale capacità di autonomia.

 

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