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La comunicazione assertiva

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Dott.ssa Monica Vivona

Le parole chiave di una comunicazione efficace sono:

  • empatia
  • ascolto
  • flessibilità
  • feedback
  • spontaneità (la comunicazione efficace non è una strategia studiata a tavolino, uguale per tutti, dipende dalla nostra storia e dalle nostre esperienze in situazioni interattive, dipende dal soggetto, dall’altro, dal contesto).

Tutto ciò si traduce in un atteggiamento di ascolto attivo: accogliere e incoraggiare l’altro rispetto al messaggio che mi invia, restituire all’altro ciò che mi arriva (“da ciò che mi dici mi sembra di capire che…”), rinunciare ad atteggiamenti sabotatori della comunicazione e della relazione (giudicare, criticare, minimizzare, fornire soluzioni frettolose…).

La comunicazione assertiva: è quella competenza relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni, i propri bisogni e le proprie opinioni e di comunicarli agli altri nel rispetto reciproco, e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi. Tale modo di comunicare nasce dall’armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità: chi è assertivo sa esprimere in modo chiaro e efficace emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni, sa esprimere e difendere il proprio punto di vista, con calma e pacatezza, riducendo ansia e aggressività, sempre recependo l’espressione delle posizioni altrui.

Obiettivo della comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive e passive. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo impone i suoi diritti violando quelli altrui e suscita così sentimenti di offesa e umiliazione nell’altro. Chi ha uno stile comunicativo passivo, tende invece a non esprimere i propri sentimenti e desideri, a subire tacitamente prevaricazioni e richieste irragionevoli.

Indicazioni utili per una buona comunicazione:

– utilizzare frasi del tipo: “dal mio punto di vista penso che… se ho capito bene…”, per inviare il messaggio implicito che la percezione personale dei fenomeni è sempre soggettiva (non si ha la pretesa che sia vera e universale),
– aiutare l’altro a esprimersi e non farlo al suo posto, è errato e pericoloso fare inferenze sulle intenzioni altrui,
– se nello scambio interattivo ci sono emozioni negative (rabbia, collera…), concedersi una pausa e riprendere quando si è calmi.

Quindi spesso ciò che sarebbe auspicabile fare è metacomunicare (cioè comunicare sugli aspetti della comunicazione stessa) per chiarire malintesi o chiedere precisazioni, esplicitare intenzioni, esprimere sentimenti (ad esempio: invece di fare ipotesi su “cosa avrà voluto dire…”, semplicemente chiederlo!), ciò affinchè la comunicazione sia arricchente e costruttiva, funzionale al benessere psicologico degli individui.

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