Dott. Francesco Pinto
La vita sociale presenta spesso situazioni di conflitto, nelle quali i partners discordano su aspetti importanti del loro interagire. In questi casi si ricorre facilmente a strategie direttive, che però si rivelano strumenti inadeguati per una soluzione soddisfacente delle conflittualità.
Nella strategia “perdere-vincere” ciascun membro in interazione è interessato a vincere a spese dell’altro partner. In questa modalità comunicativa ogni partner dà peso solamente alla propria proposta di soluzione e non prende nemmeno in considerazione il punto di vista dell’altro perché a suo avviso, questo significherebbe perdere. In altre parole, si è più interessati a vincere che a risolvere il conflitto.
Nella strategia “perdere-perdere”, il soggetto che intuisce di non poter vincere nella situazione relazionale, interagisce in modo che anche l’altro si sperimenti come perdente; è come se dicesse: “non posso vincere io, ma non devi vincere neanche tu!”. Per raggiungere questo scopo il soggetto si comporta in modo competitivo e aggressivo.
Nelle strategie della “razionalizzazione” le persone in conflitto evitano i problemi parlando di malintesi ecc. ma le soluzioni o la “pace ritrovata” non è vera, il problema è stato solo accantonato.
Lo stile cooperativo nella conduzione e nella soluzione delle conflittualità interpersonali comporta tra gli altri, i seguenti effetti positivi:
Comunicare in modo cooperativo nelle situazioni di conflitto non è facile perché in tali circostanze la funzionalità psichica dell’individuo viene spesso ridotta.
I partner spesso interagiscono in modo aggressivo per difendere i propri interessi. Le forme manifeste di aggressività (accuse, lamentele, colpevolizzazioni, ecc) portano a un’escalation della conflittualità, mentre le forme mascherate di aggressione (dimenticanze, trascuratezze, strategie, ecc.) conducono la dinamica interpersonale a situazioni inestricabili.
Fasi da seguire per la soluzione del conflitto:
1. Identificazione del problema e definizione degli obiettivi
Il primo compito dei partners è identificare il problema. Spesso le persone coinvolte in una comunicazione conflittuale interagiscono, propongono soluzioni, senza prima aver preso contatto con i disturbi reali e attuali, a livello fenomenologico.
La prima domanda da porsi quindi è: quali sono i problemi? Sono problemi che riguardano la reciproca definizione della relazione, interessi discordanti, percezioni divergenti su una identica tematica, ecc?
L’identificazione dei problemi rimanga a livello fenomenologico e ciò tanto più i problemi sono descritti nel loro aspetto osservabile o esperienziale e in modo preciso, tanto più è garantita la possibilità di proseguire nel processo di soluzione.
Dopo aver preso consapevolezza del problema, è necessario stabilire gli obiettivi che si intendono raggiungere.
2. Identificazione dei fattori del conflitto
Dopo aver preso contatto con i problemi ed aver definito gli obiettivi, è necessario analizzare i fattori che concorrono a creare i disturbi interpersonali. Questa si presenta come la fase più delicata in quanto i soggetti coinvolti nel conflitto si sentono portati a comportamenti direttivi, cioè a interpretare, dogmatizzare ecc. Per evitare queste modalità difensive è indicato rimanere, anche in questa fase, a un livello strettamente fenomenologico proponendo queste domande:
Queste e simili domande aiutano a prendere consapevolezza dei comportamenti concreti che iniziano e sostengono un conflitto, e dei fattori che ne sono responsabili.
3. Ricerca delle soluzioni
Nella terza fase i soggetti discutono sulle alternative di soluzione. La soluzione del problema è molto legata alla quantità e alla qualità delle proposte comunicate. Le probabilità di trovare soluzioni soddisfacenti aumentano quando si usa il feedback per correggere, completare e rinforzare le singole proposte.
La validità delle soluzioni suggerite va misurata secondo i criteri della oggettività e delle conseguenze per le persone coinvolte.
Le soluzioni, infine, vengono caratterizzate nei loro singoli aspetti e definite in modo operazionale: solo in questo modo è possibile comporre la conflittualità ed evitare il rischio di nuove problematiche insito nelle formazioni di soluzioni vaghe e astratte.
4. Comportamenti comunicativi da osservare