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Cyberstalking

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Dott.ssa Monica Vivona

Il cyberstalker è un individuo che utilizza le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per molestare un’altra persona. In generale i comportamenti possono includere, ma non sono limitati a, la trasmissione di minacce e accuse false , il danneggiamento dei dati, il furto di identità, il furto di dati, il monitoraggio del computer, la sollecitazione di minori a fini sessuali e ogni forma di aggressione online.

Il cyberstalker non ha bisogno di uscire di casa per trovare e molestare le sue vittime e si sente al sicuro,  non ha timore di violenze fisiche,  poiché non può essere fisicamente “toccato”. I suoi principali obiettivi sono per lo più donne e bambini. In genere la  vittima è nuova sul web e inesperta delle regole della netiquette e ignora le regole per la sicurezza su internet. Si ritiene che oltre il 75% delle vittime siano donne, ma in realtà è impossibile avere una stima reale, poiché la maggior parte dei crimini non viene denunciata.

Come mai il cyberstalking è sottovalutato e viene denunciato di meno rispetto allo stalking?

Il fatto che il cyberstalking non implichi un contatto fisico tra molestatore e vittima, può creare la percezione che sia meno nocivo dello stalking. Questo non è necessariamente vero. Mentre internet diventa sempre più parte integrante della nostra vita personale e professionale, i cyberstalker possono approfittare della facilità di comunicazione e di un maggiore accesso alle informazioni personali. Inoltre, la facilità d’uso e la natura delle comunicazioni via internet, impersonali e apparentemente anonime, possono far cadere tabù e incentivare nelle persone comportamenti molesti che nella vita reale non metterebbero in atto: un cyberstalker può sentirsi protetto dall’anonimato e più al sicuro di agire indisturbato. Inoltre, le molestie online potrebbero essere un preludio a comportamenti più gravi.

Quali sono i vissuti e i sentimenti in una vittima di cyberstalking?

Essere vittima di cyberstalking significa avere la sensazione che qualcuno abbia le chiavi della propria casa e che possa entrare a suo piacimento. In qualunque momento il molestatore può “entrare” nella sua vita e raggiungerla, la vittima ha la sensazione di essere in trappola, perché in qualunque luogo virtuale il molestatore può trovarla. Facilmente, poi, questa sensazione di insicurezza può ampliarsi e comprendere la vita quotidiana offline.

La vittima viene letteralmente pedinata in senso virtuale, seguita in ogni azione compiuta, in ogni pagina frequentata, in ogni spazio di suo interesse. Il cyberstalker è alla costante ricerca di notizie che possano soddisfare la propria ossessione e la propria curiosità a proposito della vittima.

Quali sono le conseguenze a livello psicologico per chi è vittima di cyberstalking?

Lo stalking può generare nella vittima stati anche gravi di paura e insicurezza, ansia, stati di angoscia, depressione, rabbia, flashback e incubi i cui contenuti sono gli attacchi e le minacce subiti, fino a configurarsi un vero e proprio Disturbo Post-traumatico da Stress.

Il Disturbo Post-traumatico da Stress  è lo sviluppo di sintomi che seguono all’esperienza di un forte stress, che può comportare lesioni o minacce all’integrità fisica, a cui la persona ha risposto con paura intensa e il sentirsi inerme o impotente. I sintomi di questo Disturbo comprendono il continuo rivivere l’evento traumatico (ricordi o sogni ricorrenti, flashback, sensazioni di rivivere l’esperienza, disagio psicologico al presentarsi di fattori che assomigliano per qualche aspetto all’evento traumatico), l’evitamento di stimoli associati al trauma (sforzi per evitare pensieri, sensazioni, attività, luoghi o persone associati all’evento), minore reattività (ridotta affettività, diminuizione di prospettive future), aumentato arousal (difficoltà del sonno, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, eccessive risposte di allarme, ipervigilanza).

Quali sono i segnali di allarme di trovarsi di fronte ad un potenziale cyberstalker?

Secondo Antonio Chacón Medina, il profilo generale del cyberstalker è un individuo freddo, senza o con poco rispetto per gli altri. Un stalker è un predatore che può attendere pazientemente connesso alla rete, partecipare a chat o forum per entrare in contatto con qualcuno che appare una potenziale vittima, di solito donne o bambini, e gode nel perseguitare una persona particolare, può essere direttamente in contatto con essa o essere una completa sconosciuta.

I cyberstalker appaiono ossessivi, egoisti, non accettano un no come risposta, hanno pochi amici e bassa autostima.

Quale tipo di aiuto dare ad una vittima di cyberstalking?

Non è sempre facile che una persona vittima di abusi chieda aiuto, questo perché, nonostante il disagio avvertito, chiedere aiuto è comunque difficile. Spesso ci si arriva quando è passato un lungo periodo di dolore, insoddisfazione, angoscia.

A volte è troppo doloroso ammettere che abbiamo bisogno di ricorrere all’aiuto di un’altra persona, oppure temiamo di non reggere le conseguenze di intraprendere un cammino verso una maggior conoscenza di noi stessi, oppure non possiamo permettere un cedimento alla nostra immagine di persone efficaci e che bastano a se stesse, quindi ricacciamo indietro la possibilità di chiedere aiuto ed uscire dalla situazione angosciante in cui ci troviamo, rassegnandoci a non far nulla per cambiare la situazione.

Altre volte sono i pregiudizi che ci bloccano, come la paura di essere giudicati per quello che sta accadendo, nostro malgrado.

Essere capaci di chiedere aiuto è già di per se un importante atto di determinazione e di volontà di cambiamento, un nuovo inizio fondamentale per arrivare a voltare pagina, ma non è facile, come abbiamo visto.

Se abbiamo l’impressione che una persona a noi vicina abbia un problema di abuso, cerchiamo di  aprire con delicatezza un canale comunicativo, per dare alla persona il messaggio “ti puoi fidare di me…”. Lasciamo il tempo e lo spazio affinché possa aprirsi e se la nostra impressione dovesse venire confermata, indirizziamola presso un sostegno adeguato e qualificato, non facendole mancare il nostro appoggio e il nostro sostegno.

Come si interviene nei disturbi di ansia nella vittima di cyberstalking?

Attraverso un qualificato percorso di psicoterapia è possibile intervenire e risolvere le problematiche ansiose. Poiché la psicoterapia è costruzione di una relazione che il paziente e il terapeuta creano insieme: è uno spazio sicuro in cui il paziente può sperimentare anche capacità che non pensava di avere. Capacità che poi può utilizzare anche al di fuori del setting terapeutico, per sentirsi più sicuro, per costruire relazioni e per costruirsi uno spazio nel mondo dove sentire la vicinanza con gli altri e dove sentirsi gratificato, e trovare ciò di cui ha bisogno. Spesso, infatti, le problematiche ansiose sono collegate ad un senso di solitudine, amplificato dal fatto che il fenomeno  del cyberstalking si consuma nella solitudine della propria stanza o casa, soli davanti al proprio pc.

Definiamo meglio cosa si intende per “solitudine”: possono soffrirne anche persone con rapporti sociali, una vita di relazione, ma che hanno avuto un background familiare in cui le capacità di ascolto, comprensione ed empatia, ovvero tutte quelle esperienze che creano nella persona un vissuto profondo di relazioni valide e affidabili, non sono state adeguate, per cui questa persona si porta dietro tale vissuto di solitudine e questo vissuto farà parte di questa persona a tal punto che avrà difficoltà nel costruire relazioni “nutrienti”.

Il senso di solitudine non si risolve soltanto stando “vicini”, si può stare vicini, senza conoscersi, si può stare in mezzo a tante persone, ma questo non significa necessariamente che ci sia vicinanza psicologica.

La psicoterapia funziona per il fatto stesso che il paziente e il terapeuta costruiscono insieme una relazione stabile e sicura: il rapporto tra terapeuta e paziente è innanzitutto umano, vero: in uno spazio sicuro il paziente può sperimentare esperienze, capacità e competenze e aggiornare l’idea che ha di sé.

Come mai per una donna il livello di autostima ha un impatto fondamentale sulla decisione di porre fine ad una relazione di abuso?

Pensiamo ad una persona con un basso livello di autostima: questa si confronta, e di conseguenza stabilisce il proprio valore, con un ideale si sé troppo alto (“Devo essere…”), ideale che di per sé è irraggiungibile, di conseguenza questa persona sentirà di non valere, di non essere all’altezza.

Una persona con bassa autostima, può sentirsi di non essere in grado di reagire ad una situazione abusante, oppure può pensare di “meritarselo”, o che comunque non meriterà nulla di buono nella sua vita… a lungo andare, se la persona non comprende questo suo meccanismo e questi messaggi interni (che hanno la sua origine nelle relazioni familiari che ha vissuto nell’infanzia), sarà sempre più difficile prendere in mano la situazione, e la propria vita, uscire fuori e mettersi in salvo da una situazione potenzialmente pericolosa.

Una donna che lavori sulla propria autostima, acquisisce degli elementi cruciali, quali entrare in contatto con le proprie emozioni, contattare i propri reali bisogni,punti di forza, qualità, desideri, mete, prendersi i propri spazi e tempi  ed imparare a dire di no se una situazione non la fa stare bene. Dire di no, infatti significa comunicare all’altro come si vuole, o non si vuole, essere trattate, significa definire se stesse ai propri occhi e agli occhi dell’altro,  comunicare all’altro che sappiamo proteggersi e difendere i propri spazi, che sappiamo prenderci cura di noi stesse, nel pieno diritto di essere libere e di autodeterminarsi.

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