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Comunicare efficacemente

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Estratto della conferenza I segreti della comunicazione efficace tenuta dalla Dott.ssa Monica Vivona

La comunicazione interpersonale sembra qualcosa di banale, familiare, perché è qualcosa che tutti sanno fare, che si fa quotidianamente, che non necessita di essere esplorata… in realtà nasconde una struttura ben più complessa.

Per utilizzare una metafora si può dire che i fenomeni comunicativi sono come un parco che si ha l’abitudine di attraversare quotidianamente: lo si vede tutti i giorni e ai nostri occhi la vegetazione appare un insieme di forme che si confondono in una tavolozza di sfumature e colori, cogliamo un unicum quasi indistinto. Maun botanico o un giardiniere può individuare centinaia di specie vegetali diverse, può capire cosa rende armonico o equilibrato l’insieme e cosa no.

Ma cosa si nasconde dietro una “banale” comunicazione quotidiana, in cui siamo immersi tutti i giorni?

Partiamo dal primo assunto della teoria della comunicazione, elaborato dalla scuola di Palo Alto, che afferma che è impossibile non comunicare. L’uomo non è un pianeta isolato dagli altri, anche quando è silenzioso. Comunichiamo sempre qualcosa, anche quando pensiamo di non farlo, perché ogni comportamento è c., invia messaggio agli altri, che lo si voglia o no. Ad esempioimmaginiamo un uomo che guarda fisso davanti a sé, con un’espressione assorta, mentre fa colazione in un bar affollato: sta comunicando che non vuole che gli si rivolga la parola, di solito gli altri capiscono e non disturbano. Questo è stato comunque uno scambio comunicativo.

A differenza delle specie animali, la comunicazione per l’uomo non ha solo funzioni di significazione, trasmissione di informazioni, connettivo dei legami sociali, ma è fondamentale perché fonda e esprime l’identità personale e la rete di relazioni in cui è immerso. E’ come un gioco, in cui la posta è la definizione di sé.

La comunicazione produce e sostiene la definizione di sè e dell’altro, come se comunicando si dicesse “Ecco come sono… come mi vedo…come mi presento…” e insieme “Ecco come ti vedo… come tu sei secondo me…” e “Ecco che tipo di relazione ci lega…”.

Questa definizione di sé, dell’altro e della relazione attraverso la comunicazione è continua e reciproca. La relazione è un sistema dove i comportamenti sono circolari: è impossibile stabilire la causa o l’effetto, ciò che viene prima o dopo: ogni comportamento comunicativo è insieme, azione e risposta a un altro comportamento.

 

Per queste ragioni si comprende perché la comunicazione risulta essenziale per generare, alimentare e conservare il benessere psicologico dell’individuo, così come essa è alla base delle manifestazioni di sofferenza psicologica, leggere o gravi. Infatti esistono numerose forme di discomunicazione e di comunicazione patologica, caratterizzate da ambiguità, equivoci, paradossi…

Sarebbe importante, invece, comunicare efficacemente e entrare in contatto con l’altro.

Attraverso quali canali comunichiamo?

La comunicazione comprende il linguaggio, ma non si riduce ad esso.

Bisogna tener presente che il verbale (il linguaggio, le parole, il contenuto) rappresenta solo il 7% della comunicazione. Se comunicando noi utilizzassimo solo il livello verbale, rischieremmo che le persone afferrino solo una percentuale minima di ciò che abbiamo detto.

Invece il 38% della comunicazione passa attraverso il canale paraverbale: tono della voce, timbro, ritmo, inflessione, volume, pause, velocità… Se vogliamo farci capire, è importante alternare il tono della voce in base a ciò che stiamo esprimendo (altrimenti, nella migliore delle ipotesi, rischiamo la noia, se non l’addormentamento dell’interlocutore), utilizzare metafore, esempi… le persone recepiscono più da una breve esperienza raccontata brevemente con enfasi e piena di sensazioni, che da una relazione di ore esposta con tono lineare.

Infine, ben il 55% della comunicazione passa attraverso il canale non verbale, chiamato anche linguaggio del corpo: comprende i movimenti del corpo, del volto, degli occhi, l’atteggiamento, la prossemica, l’aspetto, la postura. I gesti che effettuiamo comunicando possono rappresentare: accompagnamento alla parola, per enfatizzare, sottolineare; possono essere simbolici, rimpiazzano la parola, ad esempio il gesto dell’”ok” ; regolatori, per regolare turni di parola, manifestare attenzione o distacco; emotivi, manifestare ansia, gioia.

Quando comunicate, guardate l’interlocutore, muovetevi nello spazio, muovete le mani, usatele per accompagnare passaggi importanti di ciò che state comunicando.

Nella comunicazione la gestualità ha un ruolo importante, può rappresentare: un rinforzo, un’involontaria smentita, una fonte di feedback.

Una comunicazione efficace è una comunicazione nella quale tutti e tre i livelli sono coinvolti e sono coerenti tra loro. Per comunicare a 360° dobbiamo toccare tutti i sensi, attraverso tutti e tre i canali d’accesso: auditivo, cinestesico, visivo.

Cosa succede se i diversi livelli di comunicazione inviano messaggi incongruenti?

A volte verbale e non verbale inviano segnali antagonisti. Ciò può essere del tutto fisiologico e innocuo: pensiamo ai convenevoli, ma a volte può sfociare in vere patologie relazionali.
Teniamo presente che il canale non verbale non permette di mentire: il controllo che abbiamo su di esso è modesto (a parte per attori, o politici, o chi ha fatto un lavoro per la consapevolezza e il controllo del proprio linguaggio del corpo).
Un esempio: se abbiamo preso l’aperitivo presso alcuni amici, che ci dicono di fermarci a cena porgendoci il cappotto e dirigendosi con noi verso la porta: decliniamo l’invito!

Attraverso il silenzio comunichiamo?

Il silenzio è assenza di parole, ma è un modo strategico di comunicare, il suo significato varia con le situazioni, le relazioni e la cultura di riferimento.
E’ ambiguo, perché può essere indizio di ottimo rapporto e di una comunicazione intensa, oppure di pessima relazione e di una comunicazione deteriorata.
Possiamo distinguere:
– silenzi-risorsa: sono funzionali e utili per la comunicazione e la relazione. Possono avere una funzione riflessiva, cioè si sta in silenzio perché si raccolgono idee, si elaborano dati, si riflette; possono avere una funzione difensiva, cioè si tace per non aggravare problema di relazione e riprendere la discussione in un momento più favorevole.
– silenzi-arma: non sono funzionali alla relazione: hanno per bersaglio figure percepite come avversarie, e si utilizza il silenzio nei loro confronti per indurre nell’altro sensi di colpa o per marcare l‘inferiorità dell’altro.

Quando una comunicazione è efficace?

Una comunicazione è efficace se i tre livelli (verbale, paraverbale, non verbale) sono congruenti, una comunicazione efficace serve per entrare in contatto con l’altro, dare e ottenere fiducia, affermare, tranquillizzare, coinvolgere, affascinare, ottenere consenso.

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