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Hikikomori

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Hikikomori (paola giapponese che significa “isolarsi, ririrarsi”) è il fenomeno per cui adolescenti e giovani adulti, soprattutto dai 14 ai 30 anni,  rifiutano ogni contatto con la società e si ritirano da tutte le attività sociali.

La parola Hikikomori descrive sia il fenomeno che la persona che ne soffre.

Dagli anni ’90, è emerso come nuovo problema sociale in Giappone, e poi si è via via diffuso in occidente, particolarmente in Europa.

I ragazzi cominciano a vivere con difficoltà e con rifiuto la scuola, in alcuni casi fino ad abbandonare gli studi, non cercano un lavoro, iniziano a interrompere i contatti con la società e vivono le loro vite principalmente in casa. In alcuni casi non parlano neanche con gli altri membri della famiglia, si richiudono in se stessi, vivono chiusi nelle loro stanze, invertendo il ciclo sonno/veglia: dormono durante il giorno e rimangono svegli tutta la notte, le loro interazioni sono limitate al mondo virtuale.

Chiariamo che Hikikomori non è una vera e propria diagnosi, ma la condizione in cui i ragazzi evitano le attività sociali, questo può essere causato da depressione, disturbo d’ansia o alcuni disturbi della personalità.

Gli studiosi M. Suwa e K. Suzuki (Facoltà di Scienze mediche e sanitarie, Università di Nagoya, Giappone ) suddividono gli Hikikomori in primari e secondari.

Negli “Hikikomori primari”, non si evidenzia alcuna diagnosi psicopatologica.

Negli “Hikikomori secondari, i ragazzi sono affetti da alcuni disturbi mentali tra cui depressione, disturbo d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi della personalità.

La distinzione può essere utile nella definizione dell’intervento terapeutico da attuare.

Secondo lo psichiatra giapponese S. Hiroshi, gli Hikikomori provano un profondo senso di vergogna per se stessi, hanno una bassa autostima e pensano di non meritare la felicità. Allo stesso tempo, vivono un conflitto interiore tra il sé che non può avere contatti con il mondo e il sé che condanna costantemente se stesso per l’incapacità di avere interazioni sociali.

Le strade per aiutare gli Hikikomori, sono certamente una psicoterapia, frequentare dei gruppi terapeutici di persone che vivono la stessa condizione. Ma questo presuppone già un contatto con l’esterno, per aiutare i ragazzi ad uscire dalla propria stanza, nella città di Chiba-shi, vicino a Tokyo, ci sono volontari che visitano le case degli Hikikomori e chattano dall’altra parte della porta della loro camera per cercare gradualmente di farli uscire.

Cosa fare?

Parlarne è importante, conoscere il fenomeno, non nascondersi, da parte del ragazzo, ma anche della famiglia: vanno incoraggiati a chiedere aiuto e lentamente lavorare sui sintomi per ricominciare a vivere.

 

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