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Cyberbullismo

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Dott.ssa Sonia Di Munno

La crescita nella disponibilità dei dispositivi elettronici e l’uso dei social media per comunicare con il gruppo di pari, conosciuti e non, sono diventati ormai una consuetudine di tutti i giorni. Questo fenomeno sociale si è anche sviluppato di pari passo con il cyberbullismo, una manifestazione di bullismo attuato attraverso la rete, cioè la “trasmissione per via elettronica di umilianti, angoscianti e minacciosi messaggi e immagini offensive, che colpiscono un particolare individuo o un gruppo di individui” (C. P. Kyriacou).

Il fenomeno è molto diffuso, basti pensare che in Italia su 819 studenti intervistati, ben il 16,2% ne è stato vittima. Inoltre, sembra che il coinvolgimento degli studenti nel cyberbullismo raggiunga il suo picco tra i 12 e i 14 anni e che ci sia una polarizzazione verso il genere femminile.
Presa consapevolezza di queste statistiche, è importante approfondire il perché alcuni studenti siano inclini a questo comportamento problematico, mentre altri non lo sono.

Nella definizione classica di bullo, sono quattro gli aspetti che i ricercatori hanno individuato:

il comportamento del bullo causa angoscia e tristezza nella vittima;

il bullo è più potente della vittima;

la vittima viene ripetutamente bersagliata dal bullo;

il bullo vuole causare intenzionalmente angoscia e paura nella vittima.

Questi aspetti nel contesto del cyberbullismo sono molto più complessi. La ricerca ha dimostrato che il fenomeno in rete differisce dal bullismo tradizionale in modo importante in quanto nel cyberbullismo è meno presente un coinvolgimento empatico del danno che si sta inferendo (mancando il rapporto face-to-face che permette di vedere la conseguenza del proprio comportamento sull’altro) e avendo una minore consapevolezza morale (riducendosi a un atto afinalistico). Nell’aggressore si sono riscontrati anche più bassi livelli di empatia cognitiva (capire le emozioni e gli stati altrui) e di empatia affettiva (rispondere affettivamente agli stati emotivi delle altre persone). Anche il disimpegno morale è un fattore significativo per tale comportamento: per disimpegno morale si intende il processo di autoregolamentazione per cui l’aggressore si deresponsabilizza di fronte all’aggressione inferta cambiando le credenze e la valutazione dell’atto stesso (per esempio, con giustificazioni, responsabilità condivisa o esterna, minimizzando il danno arrecato, incolpando la vittima, ecc.).

Chi è il cyberbullo?

Si sono delineate cinque tipologie psicologiche del cyberbullo:

  1. socievole: ha la finalità di divertirsi e far divertire i suoi amici, la vittima è spesso inconsapevole e non sa delle immagini o messaggi offensivi che lo riguardano.

  2. solitario, ha pochi amici e passa la maggior parte del tempo su internet, le sue vittime possono essere sia persone conosciute nella realtà sia, molto spesso, persone sconosciute o anche personaggi famosi, che possono trasformarsi in vere e proprie ossessioni.

  3. narcisistico, attratto dal desiderio di esercitare potere sulla vittima, è prepotente e arrogante, prova orgoglio nel potere che internet gli può procurare ed è attratto dal desiderio di essere visto e ammirato. È il più pericoloso, in quanto cerca immagini o video sempre più sensazionali sulla vittima in modo che diventino virali e accrescano la sua sensazione di gloria e potenza.

  4. sadico, si diverte nell’infliggere disagio e angoscia alla vittima e, anche senza vederla, prova soddisfazione e compiacenza nell’immaginare la sofferenza inferta all’altro.

  5. moralmente orientato, vuole fare giustizia per un’azione ricevuta dalla vittima o per un comportamento giudicato deplorevole. È mosso da un desiderio di vendetta, rivincita, giustizia o invidia nei confronti della vittima.

I confini tra queste classificazioni non sono ben delineati e spesso nel cyberbullo coesistono più tipologie.
Una migliore comprensione di questi tipi di cyberbullismo potrà assicurare delle migliori strategie da utilizzate per prevenire il cyberbullismo e capire le caratteristiche psicologiche (sia personali sia sociali) che sostengono tale comportamento.

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