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ADHD – evoluzione e trattamento

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D.ssa Sonia Di Munno

La diagnosi
Il bambino con ADHD presenta una serie di caratteristiche che vanno a interferire con il funzionamento o lo sviluppo e sono principalmente contraddistinte da deficit nel campo attentivo e/o di iperattività e impulsività o entrambi. Il deficit d’attenzione è un problema neurologico causato da un’alterata funzionalità del sistema nervoso, questo disturbo interessa il bambino fin dai primi anni di vita e si mantiene per tutta
l’infanzia e adolescenza e spesso anche nell’età adulta.

I bambini che presentano questo problema fanno molta fatica a mantenere l’attenzione e a concentrarsi e hanno la tendenza ad agire senza pensare alle conseguenze e a non modificare il comportamento in base ai loro errori, inoltre presentano delle difficoltà nello stare fermi presentando agitazione, irrequietezza, nervosismo e hanno difficoltà a terminare ciò che hanno iniziato. Il bambino iperattivo ha un comportamento irruente e ha difficoltà nel rispettare le regole.

Per la diagnosi, i sintomi devono perdurare da almeno 6 mesi e avere un impatto
negativo sulle attività sociali e scolastiche/lavorative, inoltre devono essere presenti
da prima dei 12 anni di età e si devono manifestare in più contesti (scuola, casa, centri ricreativi). Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 2013), manuale utilizzato per la diagnosi, il disturbo può avere tre livelli di gravità in base alla quantità e persistenza dei sintomi: lieve, moderata e grave.
Studi recenti hanno provato che la prevalenza di questo disturbo è tra il 7 e l’8% nei
bambini e adolescenti e tra il 4-5% negli adulti.

Più del 40% dei bambini presenta difficoltà nella fasi iniziali di produzione del linguaggio, come problemi di articolazione, balbettio ed errori nel posizionamento di lettere in una parola. Spesso sono presenti problemi di coordinazione e di equilibrio; dal punto di vista cognitivo oltre ai problemi di attenzione, i bambini presentano deficit nella memoria a breve termine il che porterebbe a una difficoltà per l’acquisizione di nuove informazioni da conservare ed apprendere.

La prognosi nel tempo

L’evoluzione del disturbo dipende dell’interazione tra il livello di gravità del disturbo
e l’ambiente.
L’intervento terapeutico mira diminuire i fattori di rischio ambientali (bassa
autostima, ansia, aggressività, difficoltà sociali o scolastiche, ecc) e a potenziare, attraverso strategie comportamentali, i punti forza aumentando il senso di autoefficacia del bambino migliorandone il benessere psicologico e la prognosi favorevole.

Il trattamento

Secondo le attuali ricerche, l’intervento su questo disturbo deve agire su più fronti
(scuola, famiglia, bambino) e con più modalità:
– parent training o consulenza genitoriale
– terapia e strategie comportamentali
– training di abilità sociali
– potenziamento dell’apprendimento
– interventi cognitivi- comportamentali per aumentare l’autostima
La costanza e l’impegno nell’uso di determinate strategie da parte degli adulti e l’applicazione di interventi terapeutici validi permettono di migliorare le abilità personali e di aumentare l’autostima del bambino.

 

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