fbpx
Menu
3472764240

Donne e autostima – Intervista

0 Comments

Intervista alla Dott.ssa Monica Vivona su Idea Radio

  •  Lei conduce un corso dedicato alle donne che vogliono sviluppare la propria autostima “Scopri la dea che è in te”, secondo la sua esperienza, la donna più che l’uomo ha perso fiducia in se stessa? Ultimamente si parla molto della crisi dell’uomo nella nostra società.

M. V.: Il ruolo della donna nella società storicamente è stato relegato in secondo piano, è importante che le donne contattino e credano nelle proprie risorse e qualità, per conquistare un ruolo paritario, con le stesse possibilità di affermazione, di autorealizzazione. A mio avviso, se si può parlare di crisi dell’uomo, questa è proprio la conseguenza del fatto che la donna sta conquistando uno spazio diverso nella società, così l’uomo si deve confrontare con una donna non più così remissiva, non più solo materna, non più così dipendente da lui, ma una donna che chiede un confronto paritario. Pensiamo, ad esempio, al fatto che fino a non molti anni fa, una donna importante era “la moglie di…”, ovvero rifletteva la luce del marito, ora, invece, la donna può splendere di luce propria, e l’uomo non è abituato a questo. Entrambi, uomini e donne, hanno bisogno di riadattarsi l’uno all’altra.

 

  • Quale è il confine tra mancanza di autostima e depressione, se esiste un legame.

M. V.: Una bassa autostima è un elemento che concorre alla definizione di un eventuale quadro di depressione (per la definizione di un quadro depressivo, ci sono altri aspetti da considerare, tra cui l’astenia, la mancanza di energia, la perdita di piacere in molte attività).

Relativamente alla relazione tra una bassa autostima e disturbo depressivo, pensiamo ad una persona che si confronta continuamente, e di conseguenza stabilisce il proprio valore, con un ideale troppo alto, ideale che di per sé è irraggiungibile, di conseguenza questa persona sentirà di non valere, di non essere all’altezza, e questo può determinare una bassa autostima e, se la persona non comprende questo suo meccanismo (che ha la sua origine nelle relazioni familiari che abbiamo vissuto da bambini), potenzialmente può incorrere in problematiche depressive. Sarà comunque una persona che non godrà dei propri risultati e che sentirà sempre di mancare in qualcosa.

 

  • Ci sono dei segnali che ognuno di noi può riconoscere, dei campanelli di allarme, senza confondere un periodo di stress con una prima manifestazione di depressione?

M. V.: Stress e depressione sono due concetti diversi: lo stress è un’alterazione del nostro equilibrio psicofisico causato da un elemento esterno, definito “stressor” che è eccessivo per le possibilità che abbiamo di affrontarlo, e questo può provocare disagio e disturbi, come alterazione del sonno o dell’appetito, stanchezza, difficoltà di concentrazione. Nella depressione sono presenti questi aspetti, insieme ad altri, che sono proprio caratteristici della depressione, e sono proprio i campanelli di allarme, come: sentimenti di svalutazione o di colpa, perdita di interesse e di piacere per le attività, un sentimento di essere senza speranza, pensieri ricorrenti di morte, pianificazione o tentativi di suicidio.

 

  • “Trovare il coraggio di essere se stesse e manifestarsi” è uno degli obiettivi del suo corso Scopri la dea che è in te: la timidezza deve essere letta come caratteristica della personalità o come aspetto negativo da affrontare?

M. V.: La timidezza è una caratteristica della personalità, è una modalità con cui la persona difende gli spazi che sente come intimi e privati, e come tale va rispettata ed inoltre valorizzata. Ciò che è importante e che si intende con “trovare il coraggio di essere se stesse e manifestarsi” è riconoscere i propri bisogni e desideri ed attivarsi per gratificarli, con la modalità appartiene a ciascuno di noi, più meno introversa o estroversa.

 

  • Riuscire a gestire la propria emotività, acquisire sicurezza in se stesse… di norma basta un corso per avere dei buoni risultati?

M. V.: Il corso funziona poiché è finalizzato a far acquisire alle partecipanti consapevolezza degli elementi cruciali, quali entrare in contatto con le proprie emozioni (che non significa gestirle, nel senso di controllarle!), contattare i propri reali bisogni, desideri, mete, imparare a dire qualche no e prendersi i propri spazi, imparare anche a dire di sì all’aiuto e ad essere sostenute, contattare i propri punti di forza, consapevoli delle proprie debolezze: perché autostima significa credere nella propria autorealizzazione e nel diritto ad essa, con le qualità che ci appartengono.

Tag:, , ,